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Malattia da deficit di lunga latenza: evidenze su calcio e vitamina D

Heaney R.P.; Am J Clin Nutr. 2003; 78 (5): 912-919

Le raccomandazioni sull’assunzione di nutrienti e le direttive nutrizionali nazionali si sono concentrate principalmente sulla prevenzione delle malattie da deficit di breve latenza. Oggi la maggior parte delle raccomandazioni sull’assunzione di sostanze nutritive si basano solo sulla prevenzione della malattia. Tuttavia, l’inadeguata assunzione di molti nutrienti è ormai riconosciuta nel dare contributo a molte delle principali patologie croniche che colpiscono le popolazioni dei Paesi industrializzati. Spesso impiegando molti anni per manifestarsi, questi outcome di malattia dovrebbero essere considerati come malattie da carenza/deficit di lunga latenza. A volte derivano dallo stesso meccanismo fisiopatologico che sviluppa la malattia, ma a volte i meccanismi sono completamente diversi.
Sono brevemente riportati esempi ben documentati di stati di deficit sia di breve che di lunga latenza che coinvolgono il calcio e la vitamina D. Le evidenze derivate da queste sostanze nutritive vengono applicate preliminarmente all’acido folico. Considerando il ruolo completo dell’alimentazione nella lunga latenza, i disturbi multifattoriali sono probabilmente la principale sfida che la scienza della nutrizione oggi deve affrontare.
Il primo elemento di questa sfida è quello di riconoscere che l’inadeguata assunzione di specifici nutrienti può portare a più di una patologia, può determinare patologie tramite più meccanismi e potrebbero essere necessari diversi anni affinchè la patologia sia individuabile clinicamente.
Poiché l’assunzione necessaria per prevenire molti dei disturbi di lunga latenza è superiore a quella necessaria per prevenire le rispettive malattie, le raccomandazioni basate esclusivamente sulla prevenzione degli indici di malattia  non sono più biologicamente plausibili.

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